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UN PO' DI SINTESI:
Le sue origini si inseriscono nel quadro della espansione della provincia religiosa dei frati minori conventuali di Napoli, chiamata "terra di lavoro" intitolata a San Francesco.
Che sotto la guida di alcune figure importanti per la nostra Provincia Religiosa dei padri Provinciali Palatucci iniziarono a riaprire con impegno e sacrifici molti conventi chiusi per causa della soppressione.
Con il nuovo assetto la Comunità acquisto un volto giovanile, i nuovi Religioso provenienti da altre parrocchie molto più grandi trovarono non poche difficoltà nella piccola chiesetta con un afflusso di tenti fedeli, visto che di chiese vicine erano molto poche, la domenica come nelle feste era quasi impossibilemuoversi per il grande flusso, è diventava sempre più insufficiente per i bisogni dei fedeli il quartiere si ingrandiva sempre di più e gli spazi diventavano sempre più stretti, cresceva l'urgenza di una nuova e più spaziosa chiesa.
Si parlava di continuo nell'allora comunità di prendere l'iniziativa per la costruzione di una nuova chiesa.
Frate Egidio, fratello religioso, incoraggiò con entusiasmo e infiammo il cuore degli altri confratelli è disse: << Diamo inizio all'opera ; i soldi non ce li farà mancare la divina Provvidenza>>.
Informato dell'iniziativa anche il ministro provinciale il padre maestro Proto che incoraggio la comunità per questa nuova costruzione con la promessa di sostegno e aiuti finanziari, si convocò un capitolo conventuale straordinario e prese parte anche frate Egidio.
Il padre provinciale concesse alla Comunità di trovare il terreno in un luogo adatto e fu dato l'incarico ad un costruttore Masullo.
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TUTTA LA STORIA
SCRITTA DA P. SERAFINO VOLPE OFMCONV.
Le origini dell'opera dell'Immacolata al Vomero si inseriscono nel quadro .della espansione della Provincia Religiosa di Napoli dei Frati Minori Conventuali di San Francesco che si realizzò sotto la guida dei Ministri Provinciali Padre Maestro Antonio Palatucci e Padre Maestro Alfonso Palatucci che, succeduto al fratello, ebbe la possibilità di aprire · molti conventi da tempo abbandonati dai frati per le vicende delle soppressioni.
Il successore nella responsabilità di ministro Provinciale Padre Maestro Francesco Proto diede nuovo assetto alle varie comunità ed in particolare rinnovò quasi totalmente quella di San Gennaro al Vomero, detta della Piccola Pompei, che fino al 1949 era formata dal Padre Maestro Alfonso Palatucci, ministro Provinciale con Padre Bonaventura Popolizio, guardiano e dai Padri Giovanni Capone e Giuseppe Infossi e dai fratelli religiosi Frate Egidio Imperato e Frate Andrea Iorusso.
Col nuovo assetto la Comunità acquistò un volto più giovanile, con i Padri Serafino Volpe, Raffaele Miele, Antonio Gallo, Carlo De Pasquale e Giuseppe Infossi, con i due·fratelli religiosi sopra detti.
I Religiosi provenienti da Chiese molto grandi si sentirono a disagio nel dover lavorare in una Chiesa piccola ma con tale afflusso di fedeli che nelle domeniche diventava quasi impossibile muoversi per la ressa.
Le Chiese nella zona erano veramente poche e diventavano sempre più
insufficienti per i bisogni spirituali della popolazione che si accresceva sempre di più nel rione Vomero-Arenella, per cui tutti sentivano l'urgenza di una nuova Chiesa al Vomero, più ampia e adeguata alle esigenze dei fedeli e dei religiosi che vi dovevano lavorare.
Di questo si parlava sempre più frequentemente in comunità; e sorse allora l'idea di prendere la iniziativa di una nuova chiesa e di un nuovo convento.
Frate Egidio Imperato incoraggiò e infiammò tutti gli altri: " Diamo inizio all'opera; i soldi non ce li farà mancare la divina Provvidenza », ed iniziarono i primi approcci.
La Comunità, dopo aver parlato con il Ministro Provinciale Padre Maestro Francesco Proto, che ebbe parole di incoraggiamento e promise tutto il suo appoggio e aiuti finanziari, si riunì in Capitolo Conventuale straordinario, al quale prese parte anche Frate Egidio, per discutere ufficialmente del problema.
Il Ministro Provinciale concesse alla Comunità la facoltà di trovare il terreno in un luogo adatto e fu dato l'incarico ad un amico costruttore, il sig. Renato Masullo, che dopo pochi giorni ne indicò uno libero, dietro il campo sportivo Collana.
Il P. Provinciale invitò il Vicario Generale Mons. Luigi Rinaldi e il Segretario del Clero Mons. Alfredo Falanga, affinché accompagnassero con lui i membri della comunità che si recarono a vedere il suolo indicato, che fu giudicato idoneo allo scopo.
Si riporta qui per esteso il verbale del Capitolo Conventuale straordinario:
Nel nome di Dio. Amen.
Oggi 27 marzo 1951 i Padri della comunità si sono radunati in Capitolo conventuale straordinario per un avvenimento di eccezionale importanza. Il M.R.P. Provinciale, P. M. Francesco Proto, ospite che continuamente deve notare l'insufficienza della del nostro Convento, sotto la spinta della Comunità, nostra Chiesa, ha proposto di acquistare un suolo per la costruzione di una nuova chiesa e convento nei pressi dello stadio.
La Comunità è felice di poter contribuire alla realizzazione di questo sogno di vari anni, cedendo gli introiti attualmente in cassa, L. 500.000 (cinque centomila) e proponendosi di collaborare fattivamente sia con la propaganda, sia con la raccolta delle offerte per la costruzione di detta chiesa che certamente sarà di immenso vantaggio ai numerosissimi fedeli, di decoro all'Ordine e di gloria al
Signore.
Sarebbe desiderio della nostra Comunità che la chiesa venisse dedicata o all'Immacolata, di cui si approssima il centenario della definizione del dogma, o al Santo di Padova.
Già Mons. Luigi Rinaldi, vicario generale dell' Archidiocesi in compagnia di Mons. Alfredo Falanga, Segretario del Clero, del M.R.P. Provinciale e del Superiore di questo convento, hanno fatto il sopralluogo e hanno costatato l'opportunità della costruzione, esprimendo il parere che la chiesa potrà essere anche parrocchia.
I Padri della Comunità, ringraziando la Divina Provvidenza e in Lei fiduciosi propongono di mettersi al lavoro con tutto l'impegno per la completa realizzazione dell'opera. Recitate le preghiere di rito, prima e dopo il Capitolo, i Padri della Comunità si sottoscrivono. In fede, ecc.
P. Serafino Volpe
P. Antonio Gallo
P. Raf faele Miele
P. Giuseppe Infussi
P. Carlo De Pasquale
Presa la decisione di attuare l'opera progettata e portata a conoscenza della popolazione, si incominciarono a raccogliere le prime offerte tra le persone che frequentavano la Chiesina della Piccola Pompei.
La gente buona e generosa si rese subito conto della bontà dell'opera da realizzare e, consapevoli tutti della scarsità delle chiese al Vomero, vennero incontro con grande generosità.
Frate Egidio immediatamente si preoccupò da un lato di fare un giro per le case, per ottenere l'adesione all'opera del maggior numero possibile di persone, con l'impegno di un'offerta mensile e dall'altro di trovare un numero sufficiente di zelatrici che raccogliessero le offerte presso i benefattori.
Molte difficoltà e non solo d'ordine tecnico e finanziario sembravano profilarsi.
Contemporaneamente all'attività iniziata, venne contattato il proprietario del suolo al quale fu indicata la ragione dell'acquisto, si disse felicissimo di preferire a tutti gli altri richiedenti un'opera così santa. Ma quando nel giorno fissato, il Superiore del Convento insieme al Notaio e al P. Benedetto Salierno, Segretario Provinciale, si recarono alla casa del proprietario per firmare il contratto di compra-vendita, P. Benedetto fece notare al proprietario che il prezzo di. 3.500. lire al metro quadrato era troppo alto per la zona ove il suolo era ubicato; infatti vi passava il vico Acitillo. Era dunque necessario controllare prima il piano regola- tare del Comune per sapere se fosse in progetto l'allargamento della strada; poi si sarebbe discusso sul prezzo.
Naturalmente il contratto fu sospeso e il giorno dopo il Sig. Renato Masullo, P. Serafino e Frate Egidio andarono al Comune per conoscere il piano regolatore. Mentre i due primi si informavano su ciò che interessava, Frate Egidio scomparve. Dopo un po' di tempo fu ritrovato e tutto felice:
« Forse ci sarà la possibilità di avere dal Comune gratuitamente un suolo per la costruzione di una nuova Chiesa al Vomero , disse.
Almeno così gli aveva fatto balenare un suo vecchio amico, pregandolo di tornare il giorno seguente, perché in quel momento era troppo impegnato. Come d'intesa, il giorno successivo Frate Egidio si presentò all'amico che lo accompagnò direttamente dall' ing. Riccardo Fiore, capo dell'Ufficio Tecnico e, dopo averlo pre· sentato, li lasciò soli perché potessero liberamente discutere della faccenda.
Frate Egidio entrò subito nelle simpatie dell' Ingegnere, che lo prese a ben volere e si mise subito a sua disposizione per trovargli al Vomero un suolo disponibile del Comune di Napoli per la costruzione di una nuova chiesa.
In ' ùn primo momento gli segnalò un angolo di terra adibito a giardinetti dietro la basilica di S. Gennaro, dove ora si fa il mercato. Dopo pochi giorni, però, lo richiamò e gli segnalò un altro suolo di 1.800 metri quadrati, tra salita Arenella e Piazza Galdieri. Fu preferito questo, essendo l'altro suolo troppo vicino alla basilica di S. Gennaro.
« Ora - gli disse - tocca a voi frati fare la domanda al Sindaco; da parte mia darò senz'altro parere favorevole ». Fu così rivolta la domanda al Sindaco di Napoli, Avv. Domenico Moscati; nel consegnarla fu coinvolto l'Avv. Mario Linguiti, suo amico e nostro terziario.
Finalmente, dopo aver. superato tutte le difficoltà, il 28 febbraio del 1952 venne firmato il contratto tra il Sindaco di Napoli e la Provincia Religiosa dei Frati Minori Conventuali di S. Francesco. Non fu un regalo, perché la Legge non lo permetteva, ma fu concesso un prezzo molto modesto; il tutto costò, compreso il contratto, due milioni, con la facilitazione del pagamento a rate.
Ecco che cosa scriveva il cronista del convento di S. Gennaro al Vomero nello stesso giorno: « Oggi finalmente tra il Comune di Napoli, rappresentato dall'avv. Domenico Moscati e il nostro Ordine, rappresentato dal M.R.P. Francesco Proto, ministro provinciale, è stato firmato il contratto di cessione del suolo per edificazione di una nuova chiesa. Se abbiamo potuto vedere questo giorno, dobbiamo prima dare gloria a Dio che ci ha fatto incontrare degli uomini volenterosi, ma va anche data lode all' ing. Riccardo Fiore, dell'Ufficio Tecnico Comunale, che ci ha spianato ogni difficoltà e a Frate Egidio Imperato, che per mesi è andato di qua e di là per sbrigare tutte le pratiche.
Divenuti padroni del suolo, per prima cosa fu piantata al centro una croce di legno, fatta da Frate Andrea Lorusso; era con la Croce che se ne prendeva
ufficialmente possesso.
Occorreva una importante operazione di sterramento. I fondi non erano molti e con la speranza del risparmio fu accettata la proposta di un cantiere di lavoro da parte del Centro Assistenza Meridionale.
Ed ecco il Verbale di un altro Capitolo Conventuale straordinario della Comunità di S. Gennaro al Vomero, perché riassume tutto il travaglio del momento e mette in risalto la tenacia e l'abilità di Frate Egidio.
In nomine Domini. Amen.
Oggi, 12 marzo 1955, sotto la presidenza del M.R.P. Serafino Volpe, Guardiano del Convento, si è tenuto un capitolo conventuale straordinario, per decidere. la costruzione della nuova Chiesa della Immacolata in piazza Galdieri.
Sono presenti i Padri della Comunità e, in via eccezionale, per suggerimento del P. Commissario Generale, anche il fratello religioso professo solenne Frate Egidio Imperato, il quanto questi ha svolto è dovrà continuare a svolgere un'azione preponderante per la realizzazione dell'opera.
Prima di ogni discussione, il Segretario del Capitolo dà lettura del seguente " Pro memoria »:
Nel 1950 la Comunità del Convento di S. Gennaro al Vomero in Napoli, considerato che la nostra Chiesa, dal popolo chiamata della « Piccola Pompei » era insufficiente per l'accresciuto numero della popolazione, fece presente al M.R.P. Provinciale il suo desiderio di edificare un'altra Chiesa, più ampia. Il P. Provinciale Francesco Proto, entusiasticamente appoggiò l'idea e promise tutto il suo appoggio. Al beneplacito del Padre Provinciale si aggiunse il plauso dell'Arcivescovo di Napoli, che promise di elevare a parrocchia la stessa chiesa.
Fu così che Frate Egidio Imperato, della stessa Comunità, si pose all'opera e, superando difficoltà di ogni genere, potè avvicinare le autorità competenti, e specialmente l' ing. Riccardo Fiore, per la cui intelligente e affettuosa mediazione, riuscì ad ottenere dal Municipio di Napoli l'assegnazione di un suolo edificatorio di 1.800 mq. in Piazza Galdieri; non solo, ma sfruttando abilmente le amicizie, l'ottenne ad un prezzo di eccezionale favore: lire 1.000 al mq.
Nel contratto, firmato il 28 febbraio 1952 dal M.R.P. ·· Provinciale, dal Sindaco di Napoli, Avv. Domenico Moscati, si convenne, per un pagamento di L. 270.000 ogni sei mesi; in seguito tale somma scese a L. 15.000 mensili.
Per tutte queste agevolazioni molto si cooperò I'Avv. Mario Linguiti, Terziario della Fraternità della Piccola Pompei. La nuova chiesa sarà intitolata all'Immacolata. Fu incaricato del progetto l'architetto Gennaro Madonna. Tale progetto fu approvato il 7 febbraio 1953 dalla Commissione Edilizia, col valido appoggio del suo Presidente ing. Vittorio Matarazzo. Fra gli altri amici e benefattori....
mativo e promettono di lavorare e collabora re per la realizzazione dell'opera.
Danno mandato al Segretario del Capitolo di inviare copia conforme del Verbale al Consiglio di Amministrazione del la Provincia per la debita ap- provazione e per le decisioni in merito.
Con le preghiere di rito si chiude il Capitolo. In fede...
P. Serafino Volpe
P. Giuseppe Infussi
P. Michele Cella
P. Paolo Moscatelli P. M auro Mazzarelli
Frate Egidio Imperato.
Dopo uno sterro relativo da parte della Ditta Pomicino, finalmente il 28 maggio 1955, una giornata memorabile per la popolazione di piazza Luigi Galdieri, per i Benefattori, e soprattutto per la Comunità dei Frati di San Gennaro al Vomero: la posa della prima pietra della erigenda Chiesa in titolata all'Immacolata. Gioirono i Frati, perché finalmente si dava inizio alla realizzazione del sogno tanto sospirato; e anche i Benefat tori perché avevano la prova del buon fine delle loro offerte. Molte le
autorità religiose e civili presenti alla cerimonia del la benedizione e della posa della prima pietra, in c i fu rinchiusa una pergamena firmata da tutte le
Autorità presenti , insieme a medaglie e a monete.
Furono presenti il Rev.mo P. Vittorio Costantini, Ministro Generale, il P. Gaetano Stano, Procuratore e Vicario del l 'Ordine, il P. Benedetto Sa-lierno, Commissario generale, la Comunità di San Gennaro al Vomero al completo e moltissimi Frati. L'Em .mo Cardinale Marcello Mimmi, Arcive scovo di Napoli, benedisse la prima pietra e testimoniò tutta la sua gioia di pastore per l'erigenda chiesa, dalla quale tanto bene sarebbe venuto alle anime.
Madrina fu la Signora Angelina Lauro, moglie del Sindaco cli Napoli, Achil le Lauro, scelta dal P. Francesco Proto forse nella speranza di una buona offerta (ci rimettemmo 50.000 li re per l'Album di fotografie).
La festa fu allietata dal suono della banda dei Marinaretti di Portosalvo di Napoli .
Immediatamente dopo la festa, fu sospesa la ditta Pomicino che in molti mesi aveva fatto pochissimo.
Alcuni am ici consigl iarono la Ditta dell 'Ing. Carlo Rispoli, che proseguì lo sterro e in meno di u n an no costruì l a chiesina a Salita A renella e u n conventino di quattro stanze con accessori .
Il 26 dicembre 1956 i Frati presero possesso del piccolo Complesso con una comunità formata da P. Michele Cella, superiore e Frate Egidio Imperato. Dopo un po' di tempo venne anche il P. Leone Vicale e qualche anno dopo P. Alfonso Palatucci. L'avvenimento fu allietato dalla presenza del P. Vittorio Costantini e dell'Em.m o Cardinale Marcello Mimmi , che benedisse il complesso e parlò ai fedeli, esortando tutti ad aiutare i Frati per portare a termine il piano progettato.
Il tutto era costato: sei milioni lo sterro e otto milioni il fabbricato.
Naturalmente per l 'arredamento della Chiesina ci volle dell 'altro: 3 statuine (San Giuseppe, S. Antonio e Sacro Cuore di carta pesta) e un Croci fisso fatto venire da Ortisei per 1.300.000 lire; un Gesù Bambino in legno, donato dalla Signora Anna Ruggiero; la statua dell'Immacolata fu regalata dal Convento di S. Anastasia; una quarantina di banchi per la somma di 520.000 lire. L'altare in marmo (trecentomila lire) fu donato dal Dott. Rocco Basilico. Quasi tutto l'arredamento per la sacra Liturgia era stato precedentemente preparato da Frate Egidio, che da anni lavorava per questo scopo. La piccola Comunità , sistematasi nel Conventino, iniziò un fecondo apostolato, aiutata anche da qualche Sacerdote secolare per la celebrazione
delle sante Messe.
Il Padre Michele Cella, con impegno e sacrificio, collaborò fino al 1970 con Frate Egidio, lavorando intensamente soprattutto con la predicazione. Intanto si continuò a raccogliere offerte, non solo tra i benefattori della Piccola Pompei, ma fra tutti i fedeli della zona, particolarmente quelli che frequentavano la chiesina; ma le esigenze erano tante.
Come i frati ebbero saldate le spese già sostenute fino ad allora, si preoccuparono di accumulare denaro per l'erigenda chiesa. Era questa la
principale aspirazione; poi si sarebbe pensato ad un decoroso alloggio
conventuale.
Il primitivo progetto deli'Architetto Madonna dovette essere rifatto e fu affidato l'incarico alla Signorina Maria Magliano, molto competente in architettura. Era una cara creatura che sostenne tanto lavoro per il progetto e creò tanti particolari , fatti e rifatti insieme a Frate Egidio, che cercava di comunicarle i suoi ideali per una bella chiesa. Tutto fece gratuitamente, per devozione alla Madon na, offrendo non solo il suo lavoro, ma tutto il materiale occorrente. Il nuovo progetto per la chiesa fu nuovamente sottoposto all'approvazione della Commissione Edilizia che anche questa volta l'approvò con sollecitudine grazie a ll'interessamento dell'Ing. Vittorio Matarazzo.
Difficoltà ne erano già state superate tante, ma ve ne era una molto im portante che doveva essere ancora risolta. Il terreno acquistato dal Comune di Napoli confinava con quello della Società del Risanamento destinato alla costruzione di abitazioni e quindi unicamente allo sfruttamento; per cui era impossibile ottenere agevolazioni di alcun genere .
Vi era il pericolo che, iniziando a costruire prima le abitazioni, sarebbe poi divenuto impossibile costruire una chiesa grande e decorosa.
Ma fortunatamente Frate Egidio arrivò allo Ing. Gennaro Ferorelli, Direttore della Società del Risanamento, che lo presentò al Presidente della stessa Società, Ing. Prof . Luigi Tocchetti , preside della Facoltà di Architettura dell'Uni versità di Napoli. L'uno e l'altro, per un misterioso disegno della Provvidenza Divina , dopo i primi approcci, incominciarono a volere bene a Frate Egidio, e si entusiasmarono anch'essi alla nuova chiesa promettendo tutto l'aiuto possibile e persino sollecitandolo a fare presto la progettata chiesa, in quanto sembrava che la Società intendesse costruire un palazzo al limite di confine della proprietà dei frati, obbligandoli così, a termine di legge, ad arretrars erendendo ,· vana ogni speranza d i avere una chiesa grande.
Grande fu la preoccupazione dei frati, e sopra tutto di Fra te Egidio, sul qual e pesava in modo particolare la responsabilità, dal momento che il fondo cassa non era adeguato ad impegnare una Ditta per un progetto così grande, vista anche la impossibilità della Provincia Religiosa di fornire aiuti finanziari.
La tensione traspariva in tutta chiarezza dal volto di Frate Egidio, e la Provvidenza Divina, in cui sempre aveva confidato, gli venne ancora incontro, miracolosamente.
Come sempre, si trovava, anche quel giorno a sbrigare i fedeli. Vi era fra essi una vecchietta che frequentava quotidianamente la Chiesa. L'anziana Signora si accorse della sua preoccupazione e gli chiese cosa avesse. Frate Egidio la mise al corrente della faccenda e del pericolo che, se non si fosse costruito subito almeno il rustico, il progetto originario sarebbe fallito. Concetta Costantini
- così si chiamava la Signora - molto intelligente e parimenti sensibile, si rese subito conto dell'urgenza della cosa ed ebbe allora un gesto di grande generosità. Gli disse che gli poteva venire incontro ad una condizione: « Possiedo la somma di 15.000.000, te li darò subito, se mi darai assistenza fino alla mia morte; perché non ho altro per vivere ».
I Frati accettarono subito. Con la somma offerta e con quanto già possedevano, si poteva dare inizio al rustico della chiesa. Dinanzi al notaio dott. Roberto Sanseverino, di sua fiducia, la Signora e i frati firmarono un contratto con cui la Signora versava ai Frati la somma ed essi si impe gnavamo ad assisterla fornendo tutto il necessario fino alla morte. Contratto che fu fedelmente osservato.
È doveroso conservare caro il ricordo di questa insigne benefattrice.
Ricevuta la somma, i Frati si preoccuparono di trovare una buona Ditta per dare immediatamente inizio alla costruzione. E fu una grande fortuna incontrare il Comm. Alberto Correale, uomo onesto e coscienzioso, raccomandato dall'Ing. Luigi Cuomo, marito della Signora Lina, per molti anni Ministra dell'Ordine Francescano Secolare presso la Chiesa dell'Immacolata. L'Ing. Cuomo, oltre a fare tutti i calcoli, curò anche gli interessi dei Frati durante l'esecuzione dei lavori.
Il contratto per la costruzione del rustico della chiesa fu stipulato il 26 marzo del 1958. Comprendeva i pilastri portanti in calcestruzzo alti 33 metri: 3 metri di profondità, 10 fino al piano della piazza e 20 per l'altezza della chiesa; la copertura in cartone catramato; il campanile e il sagrato della chiesa, per una somma di oltre 80 milioni.
I lavori iniziarono nel mese di aprile 1958. La somma ricevuta, aggiunta a quella che si aveva in deposito, non copriva neppure la metà del costo totale. È vero che il Comm. Correale era stato molto generoso a non pretendere molto inizialmente, ma, a fine di ogni mese, bisognava pur versare la quota stabilita. Urgeva darsi da fare. E Frate Egidio escogitò nuovi modi per aumentare le entrate. Così invitò molti ad offrire un metro cubo di fabbrica versando diecimila lire, che era proprio l'importo sufficiente. Esortò anche ad offrire un pilastro intero della chiesa per 300.000 lire e trovò 24 benefattori: proprio quanti erano i
pilastri su cui poggiano la Chiesa e l'abside.
È giusto ricordare i nomi di questi fratelli che hanno donato, per così dire, il sostegno al nuovo Tempio dell'Immacolata:
Virginia Amato, Maria Caroli, Maria Casola, Pasquale Coppola, Iole Coscia, Adele Coviello, An na D'Aria, Anna Adele e Margherita D'Aria, Adele De Maria, Giuseppina Di Donato, Famiglia Fortunato, Famiglia Galasso, Carolina e salvatore Giardino, Clotilde ed Elena Giuso, Famiglie Iovinelli, Quarto e Palmieri, Famiglia Maffeo, Antonietta Marciello, Milizia di Maria Immacolata, Ordine Francescano Secolare, Pierina Pagnano, Antonio e Rosa Pittorino, Giuseppina Preziosi, Maria Rende, Cosimo Saccone.
Mentre si costruiva la Chiesa, i Frati stipularono un contratto con la Società del Risanamento per la scalinata che congiunge Salita Arenella a Piazza Immacolata . La Società, che pur era sembrata tanto restia a fare beneficenza, fu molto generosa: anzi grazie ai due amici Ferorelli e Tocchetti, sostenne totalmen te le spese per la scalinata e per il muro di contenimento. Mentre il muro di contenimento della piazza fu sovvenzionato dal Comune di Napoli, che in diversi momenti, è bene notarlo, contribuì alla realizzazione del complesso.
Il Ragionier Antonio Mincione, impiegato al Comune, amico affezionato e sincero, suggerì a Frate Egidio di utilizzare le norme che regolano i contributi comunali alla edificazione di nuovi edifici di culto.
È opportuno elencare, in ordine cronologico, le sovvenzioni ricevute dal Comune, come espressione della partecipazione dei cittadini alla edificazione dell'opera dell'Immacolata:
26 milioni per il pavimento di marmo e la zoccolatura di pietra di Trani;
40 milioni per l'intonaco interno ed esterno della Chiesa e per tutti i finestroni; \
20 milioni per stendere sul tetto un nuovo istrato di cartoni catramati per una maggiore sicurezza;
9 milioni e ottocentomila per La rifinitura dei locali che ospitano le aule dell'Asilo;
21 milioni per rifare la terrazza del convento dopo il terremoto del 1980.
Anche il Fondo per il Culto ha concesso diversi contributi per un totale di 8 milioni e cinquecentomilalire.
Ma non si deve credere che Fra te Egidio si sia fermato qui nelle sue richieste di aiuto.
Si rivolge finanche al Santo Padre Giovanni XXIII dal quale ottenne la Benedizione per la sua opera e l'offerta di cinquantamila lire.
Si rivolse alle Banche : il Banco di Napoli rispose con 200.000 lire: ma fu il solo.
Si rivolse alle Ditte importanti; ed una dell'Italia settentrionale gli mandò 150.000 lire, ma anche qui fu l'unica sovvenzione.
Allora il suo sguardo si volse ai ricchi Stati Uniti d'America. Trovò una Segretaria che gli scri vesse in inglese una lettera per tutti i Vescovi cattolici compreso il famoso Cardinale Spellman. Ma ricevette solo un dollaro!
Quanta delusione! Sconsolato Frate Egidio e sclamò: « Ci ho rimesso molto di più per le spese postali. Non fa niente! Sia ringraziata ugualmente la Provvidenza Divina, perché le opere più belle sono attuate non dalle grandi somme dei potenti e dei ricchi, ma dal soldino della vedova e del povero ».
La Chiesa è finalmente ultimata; è veramnte bella, piena di aria e di luce. dedicata alla Vergine Immacolata; ma è soltanto benedetta.
Ora bisogna arredarla di tutto il necessario per il culto e per la sacra Liturgia. E le spese non sono minori.
Gli altari sono nove: il Maggiore dedicato all'Immacolata e due laterali: a destra dedicato a San Francesco e a sinistra a Sant'Antonio e sei nella navata centrale.
L'altare maggiore è rivolto al popolo. Fu una intuizione di Frate Egidio, ancora prima della riforma liturgica. Fu offerto dal dott. Francesco Basilico (tre milioni).
Il trono di marmo fu offerto dalla Sig.ra Antonietta Mazza (L. 1.300.000) e la statua dell'Immacolata, opera in legno del prof. Antonio Lebbro di Napoli , fu donato dalla Signora Giuseppina Iannaccone (L. 1.000.00Ò) .
La corone, della Madonna in argento, opera della Ditta Catello, artisticamente cesellata fu dono Signora Lo Schiavo per interessamento della zelatrice Signorina Maria Canfora.
Purtroppo i ladri hanno visitato per tre volte la Chiesa. Nelle prime due si
accontentarono di prelevare le offerte delle cassette; ma la terza fu disastrosa. Spogliarono la Chiesa portando via corona della Madonna in argento dorato, la croce astile, pure in argento, molti candelieri, croci di altari, tutti i pastori del presepe del '700 napoletano, la statua del Gesù Bambino di Praga e le 14 stazioni della Via Crucis su pannelli di onice, chiusi in una cornice di bronzo dorato con bassorilievo fusi di tre figure ciascuna , opera della ditta Catello: di grande valore artistico, offerta da tutti i fedeli (L. 10.000.000).
Ma ciò che più ferì la sensibilità di Frate Egidio, della Comunità e dei fedeli
tutti fu il furto delle specie Eucaristiche: « hanno portato via Gesù » disse Frate Egidio il resto si rifarà. Ed infatti: la corona di argento dorato per la Madonna fu subito rifatta; ma i nomi di chi l'ha donata e dello Orefice rimangono chiusi nel segreto dell'anima di Frate Egidio.
Anche la croce astile fu rifatta in argento dalla Ditta Catello e offerta dalla Signora Concetta Campo (L. 500.000).
L'altare in marmo e la statua in legno di San Francesco di Santi faller di Ortisei è un dono dell 'Ordine Francescano Secolare (L. 5.000.000).
L'altare in marmo e la statua in legno di Sant'Antonio, anche essa di Santifaller di Ortisei, furono dono del Comm. Pasquale Coppola (L. 5.000.000), che fu
benefattore insigne della Chiesa, con offerte periodiche, il contributo per un pilastro e due intere balle di lino per camici e tovaglie dell'altare.
L'altare in marmo di S. Giuseppe sposo, S. Giuseppe da Copertino e B. Bonaventura da Potenza fu offerto dalla Sig.ra Ida Pietroluongo (Lire 1.000.000) con il trittico del P. Stefano Macario, dono del Sig. Giuseppe Gambardella (L. 1.000.000).
L'altare in marmo di S. Anna, S. Gioacchino e S. Giovanni Battista fu offerto insieme al trittico dalla Signorina Anna D'Aria (L. 2.000.000).
L'altare in marmo di S. Lucia, S. Gennaro e S. Ludovico, fu offerto dalla Sig.ra Antonietta Marciello (L. 1.000.000) e il trittico, fu donato dal Comm. Vittorio Vaccaro.
L'altare in marmo con il trittico dei tre Arcangeli: S. Michele, S. Gabriele e S. Raffaele fu donato dalle sorelle D'Aria, Anna, Margherita e
Adele (L. 2.000.000), che elargirono anche offerte periodiche, donarono un pilas tro della Chiesa e provvidero al.la spesa giornaliera per il vitto dei Frati per tre giorni la settimana.
L'altare in marmo della Madonna di Pompei fu dono di vari fedeli (L. 1.000.000). Il quadro con i 15 Misteri del Rosario che è dell'artista
Domenico Vanna, fu offerto dall'On. Domenico Colasanto.
L'altare in marmo del Sacro Cuore, S. Chiara e San Bonaventura fu offerto dalla Signora Clara Loveri (L. 2.000.000).
Il Crocifisso in fondo alla Chiesa, opera in legno di Santifaller fu offerto dalla Signora Anna Mazzella (L. 500.000)
Alla parte opposta della navata c'è il bellissimo quadro della Madonna delle Grazie, offerto dalla Signora Immacolata Musella.
Ci sono altri quadri nella Chiesa : S. Ciro, S. Rita (dono dell'autore ultranovantenne), S. Massimiliano Kolbe del P. Stefano Macario.
La statua di legno del Gesù Bambino di Praga, opera di Santifa, offerta dalla Signora Emma Martina, fu rifatta dalla figlia (L. 500.000) dopo il furto.
Furono acquistati 80 banchi e 10 genuflessori di faggio evaporato a L. 30.000 ciascuno; e 4 confessionali con un crocifisso di bronzo per ogni lato per L. 1.200.000.
La Chiesa fu benedetta da Mons. Erberto D'Agnese vi cario generale, il 4 luglio 1964; era presente anche il P. Basilio Heiser, Ministro Generale, tanti religiosi e
una massa di fedeli .
Ora la Chiesa è abbellita anche da un organo e da due finestroni istoriati, realizzati dal P. Leonardo Mollica per u n valore di oltre 180.000.000 di lire, ed è in corso di realizzazione il progetto di installazione di tutte le altre vetrate istoriate.
Argenteria e arredi sacri
Solo chi ha esperienza di arredamento dì una nuova Chiesa può valutare le notevoli somme necessarie per l'acquisto dei vasi sacri e degli arredi sacri. Ma quando ci si trova dinanzi a tanti calici, pissidi, ostensori, turiboli artistici e sacri paramenti antichi di grande valore, si resta meravigliati e i milioni spesi non si contano più.
Frate Egidio non ha realizzato tutto in un momento; ma cominciò a pensarci prima ancora che sorgesse il complesso dell'Immacolata. Egli che aveva dovuto provvedere a tanto anche per la riapertura di San Lorenzo Maggiore.
Si preoccupò di acquistare non solo oggetti nuovi, ma anche presso le famiglie dei vecchi sacerdoti deceduti, oggetti antichi sia in buone condizioni che mal ridotti provvedendo poi per il restauro. Così ha potuto dotare la chiesa di oggetti sacri in oro e argento e di vari paramenti antichi, fatti riportare su seta nuova. In diversi anni, dunque ha raccolto molto con spese ingenti e qualche regalo.
Fra te Egidio stesso dettò un elenco dei tesori dell'Immacolata al P. Serafino Volpe.
Locali sulla stessa verticale della Chiesa
Il primo piano fu destinato fin dall'inizio ad asilo per i bambini una decina di aule ed altri ambienti furono costruiti per le Associazioni e i gruppi ecclesiali. Il lavoro di completamento, eseguito nel 1968 dalla Ditta Brusco, in tonaco, divisioni ed infissi, fu fatto con il con tributo dcl Comune, come già detto, ed un versamento di L. 5.000.000 da parte dei Frati.
Tra il primo piano e il piano terra vi è un ammezzato, con diverse stanze, che servì da abitazione alla Comunità dei Frati durante la costruzione del Convento. In seguito questo stesso ammezzato fu convertito in refettorio e cucina per i bambini dell'asilo per una somma di L. 7.000.000. Infine al piano terra trovano spazio il grande salone, le altre aule ed i servizi. Per realizzare le necessarie opere, intonaco, pavimenti, infissi e l'allacciamento fogniario furono impiegati 15 milioni ed altri 5 servirono all'acquisto di sedie e tavoli.
La Statua dell' Immacolata in Piazza
Prima che fosse acquistato il suolo per per la edificazione dell'opera dell'Immacolata, la Piazza era intitolata a Luigi Galdieri. Dopo la costruzione della Chiesa Frate Egidio pensò che era conveniente che fosse in titolata all'Im macolata ed incomiciò a muoversi tra amici e conoscenti per arrivare a Giovanni Orgera, Commissario Straordinario al Comune di Napoli. Alla fìne risul tò decisivo l'intervento presso la Segreteria di toponomastica della Signora Vincenzina Schipa, moglie di Michelangelo Schipa.
Quando si ottenne il benestare, al centro della Piazza venne innalzata una colonna di granito proveniente l'antica stazione ferroviaria di Napoli, trasportata e messa in opera per conto del Comune di Napoli, su cui fu poggiata una bella statua dell'Immacolata in marmo di Pietrasanta di Carrara (L. 500.000) acquistata dai frati.
Il debito contratto per la Chiesa fu estinto prima di quanto si potesse sperare e profondo è il sentimento di gratitudine dei frati verso la Provvidenza Divina, la Vergine e tutti i benefattori.
Frate Egidio ebbe a confidare una volta che dovunque si fosse presentato per qualunque esigenza in nome della Madonna, sia presso Autorità che amici e benefattori, aveva trovata aperta ogni porta.
Fin da quando fu presa la decisione di attuare il complesso dell'Immacolata, si era discusso sul tempo che sarebbe stato necessario per realizzarlo e si pensava a non meno di 25 anni. E invece, grazie alla Provvidenza Divina, ne bastarono meno di 20!
Il Convento
Saldate tutte le pendenze per i lavori già fatti, si pensò alla casa per i Frati, per la quale il progetto era stato approvato unitamente a quello della Chiesa, opera anch'esso di Maria Magliano.
L'edificio è di sette piani, non essendo stata possibile una spansione in larghezza: al piano terra vi è la chiesina originaria, al primo piano la biblioteca, al secondo refettorio e cucina, al terzo la sagrestia. Gli altri quattro piani sono adibiti ad abitazione per i Frati .
Le stanze sono più di venti. Possono sembrare molte per una piccola Comuni tà, ma si tenne presente che in Napoli né il Convento di S. Lorenzo Maggiore, né quello di S. Gennaro al Vomero avevano sufficienti stanze per alloggia re frati di passaggio.
Tutto era ormai pronto perché il complesso fosse portato a termine. Il 2 ottobre 1968 fu firmato il contratto, per la somma di 64 milioni, da
P. Oreste Casaburo, Rappresentante legale della Provincia Religiosa e l'Ingegnere Pasquale Settembre da parte della ditta appaltatrice.
I lavori iniziarono nel novembre successivo e, nonostante difficoltà di ordine giuridico e tecnico, proseguirono velocemente. Per i miglioramenti apportati durante l'esecuzione dei lavori si venne a superare la somma di cento milioni ma in compenso il complesso ha egregiamente retto a sollecitazioni come quelle del terremoto del 1980.
Un affettuoso ringraziamento vada, dopo la Provvidenza Divina e i Benefattori, alle care zelatrici che, con notevole impiego di tempo e con grande sacrificio, per tutti i vent'anni, si sono assiduamente adoperate a raccogliere le offerte ed a con segnarle mensilmente a Frate Egidio.
Vengono qui elencate: signora Clara Loveri , signora Francesca Di Chiara, signorina Maria Canfora, signora Giulia Canfora, signora Giovanna Pastore, signorina Erminia Barone, signorina Rita Formisano, signorina Carolina Giardino, signora Maria Cigala, signora Rita Vitiello, signora Cristina Ferrentino, signorina Maria Magliano, Padre Giuseppe Infossi.
Molte altre però sono state le anime generose che saltuariamente hanno raccolto offerte tra parenti e conoscenti, e tante volte erano proprio, queste
offerte non attese che consentivano di raggiungere la somma da versare; anche in questo si può constatare però come la Vergine Immacolata vigi lasse sull'opera a Lei dedicata. Tra le tante persone che hanno contribuito, tornano alla men te cari volti a loro e a tutte va la nostra riconoscenza e, quel che più conta, le grandi benedizioni del Signore. Sono: Anna Aruta, Anna Bruno, Rocco Basilico, Bianca Capo, Ioele Coscia, Mons. Alfredo Falanga, Elisa Fuiano, Elvira La Cicero, Anna Magliano, Mons. Pasquale Mazzone, Pierina Pagnano, Gioconda Pinelli, Maria Rende, Dott. Canzio Sabbatini, Sorelle Salvarezza, Rosalia Sparano. E tante, tante altre!
Non deve andare smarrito il ricordo di tutti quelli che hanno aiutato l'opera dell'Immacolata, chi con le offerte, chi con l'impegno personale, a superare
difficoltà di ogni genere nella sua realizzazione.
L'Ordine Serafico deve essere grato a Frate Egidio che ha profuso nell'opera la sua intelligenza, il suo senso pratico e soprattutto la sua spiritualità eucaristica e la sua devozione mariana.
Nonostante la quasi completa cecità, è statotuti i giorni della sua vita un lavoratore instancabiie, sensibile tra l'altro anche alle esigenze devozionali dei fedeli, che hanno sempre trovato nella vita liturgica o paraliturgica dell'Immacol ata il sapore di una tradizione d i fede mai spenta.
Un sentimento di profonda gratitudine, infine, deve abbracciare anche i frati che cooperarono per lunghi anni e con diverse responsabilità con Frate Egidio: Padre Michele Cella, Padre Leone, Padre Alfonso Palatucci , Padre Serafino Volpe, Padre Vincenzo Stefanelli e Padre Oreste Casaburo.
Biblioteca
La Biblioteca dell'Immacolata si compone di oltre 8.000 volumi.
In Convento al le origini c'erano ben pochi librì: quelli che possedevano i Frati.
Nel 1967, quando il P. Serafino Volpe fu collocato di famiglia nella Con!unità dell'Immacolata sottolineò l'esigenza di pensare ad una futura biblioteca.
Soldi per comprare libri? Non era il caso neppure di parlarne! C'era ancora da pensare alla costruzione del convento, mentre bisognava saldare ancora i debiti per la chiesa ultimata. Ma l'importante non erano i soldi , bensì la collaborazione nel chiedere agli amici libri che a loro non servissero. E la brava gente, tanto generosa per la costruzione, lo fu anche nel donare libri. Ne furono raccolti molti , più di quanti sperati, di ogni materia, alcuni veramente importanti. Tante persone poi , non avendo libri da dare, di tanto in tanto offrirono soldi per poterne acquistare.
Ottenuti i libri sorgeva la necessità di un'aula degna per una discreta biblioteca, che venne sistemata, nella stanza dov'è tuttora.
Il flusso dei libri non si è mai arrestato: gli scaffali alti fino al soffitto e quello centra le sono ormai pieni in duplice fila, ma i libri sono sempre bene accetti anche se devono a volte essere inviati ad altri conventi, mentre quelli scolastici sono utili per i seminaristi.
Il desiderio del Padre Serafino Volpe di realizzare un catalogo non si è ancora realizzato, per cui c'è il lavoro per il futuro anche in questo campo.
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