STORIA, FEDE, SPUNTI DI RIFLESSIONI E CELEBRAZIONI  DELLE IMPRESSIONI DELLE STIMMATE

DI SAN FRANCESCO DI ASSISI

 

Dalla «Legenda minor» di san Bonaventura  (Quaracchi, 1941, 202-204).

       Francesco, servo fedele e ministro di Cristo, due anni prima di rendere a Dio il suo spirito, si ritirò in un luogo alto e solitario, chiamato monte della Verna, per farvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Fin dal principio, sentì con molta più abbondanza del solito la dolcezza della contemplazione delle cose divine e, infiammato maggiormente di desideri celesti, si sentì favorito sempre più di ispirazioni dall’alto.

    Un mattino, verso la festa dell’Esaltazione della santa Croce; raccolto in preghiera sulla sommità del monte, mentre era trasportato in Dio da ardori serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocissimo giunse e si fermò, sollevato da terra, vicino all’uomo di Dio. Apparve allora non solo alato ma anche crocifisso.

        A questa vista Francesco fu ripieno di stupore e nel suo animo c’erano, al tempo stesso, dolore e gaudio. Provava una letizia sovrabbondante vedendo Cristo in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto affettuoso ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua anima era ferita da una spada di compaziente dolore.

       Dopo un arcano e intimo colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne i segni esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli sul corpo, reso tenero dalla forza fondente del fuoco.

      Subito incominciarono ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi; nell’incàvo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano le capocchie, e dall’altra parte le punte. Il lato destro del corpo, come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue.

    Dopo che l’uomo nuovo Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo, delle sacre stimmate, discese dal monte. Privilegio mai concesso nei secoli passati, egli portava con sé l’immagine del Crocifisso, non scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente.

 

ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE

    Il celebre monaco Thomas Merton, così commenta: “L’aver Francesco ricevuto le Stimmate fu un segno divino che fra tutti i santi egli era il più somigliante a Cristo. Meglio di ogni altro era riuscito nell’opera di riprodurre nella sua vita la semplicità, la povertà e l’amore di Dio e degli uomini che caratterizzano la vita di Gesù. Conoscere semplicemente san Francesco vuol dire comprendere il Vangelo e seguirlo nel suo spirito sincero e integrale, è vivere il Vangelo in tutta la sua pienezza. San Francesco fu, come tutti i Santi devono cercare di essere, semplicemente un altro Cristo. Il Cristo risorto rivisse in modo perfetto in quel Santo, completamente posseduto e trasformato dallo Spirito della carità divina”.

    Lo stesso Gregorio IX, prima di procedere alla canonizzazione di Francesco, pare nutrisse dei dubbi riguardo a quel fatto prodigioso. E’ sempre S. Bonaventura, nel capitolo della sua “Legenda Major” dedicato alla “Potenza miracolosa della Stimmate” del Poverello, a parlarne.

   Scriveva che “Papa Gregorio IX, di felice memoria, al quale il Santo aveva profetizzato l’elezione alla cattedra di Pietro, nutriva in cuore, prima di canonizzare l’alfiere della croce (cioè S. Francesco), dei dubbi sulla ferita del costato. Ebbene, una notte, come lo stesso glorioso presule raccontava tra le lacrime, gli apparve in sogno il beato Francesco che, con volto piuttosto severo, lo rimproverò per quelle esitazioni e, alzando bene il braccio destro, scoprì la ferita e gli chiese una fiala, per raccogliere il sangue zampillante che fluiva dal costato. Il sommo Pontefice, in visione, porse la fiala richiesta e la vide riempirsi fino all'orlo di sangue vivo. Da allora egli si infiammò di grandissima devozione e ferventissimo zelo per quel sacro miracolo, al punto da non riuscire a sopportare che qualcuno osasse, nella sua superbia e presunzione, misconoscere la realtà dei quei segni fulgentissimi, senza rimproverarlo duramente” (Leg. Maj., II, 1, 2).

Tale episodio fu magistralmente rievocato da Giotto negli affreschi della Basilica superiore del Santo in Assisi.

   Una grazia specialissima, per molti fedeli: non per tutti, dal momento che la fede nelle stimmate, come quella nelle reliquie o nei miracoli, non è articolo di fede; e, del resto, in materie come questa la Chiesa ci va tradizionalmente con i piedi di piombo. Eppure si tratta di un fenomeno constatato e constatabile come fisico, che si è ripetuto in seguito di rado, ma con una frequenza superiore a quanto non si creda; che è stato testimoniato, analizzato, studiato. Per Francesco, certo, è un problema di fonti, cioè di testimonianze: scritte, iconiche, materiali che siano.

 

PREGHIERA DELLE STIMMATE

DI SAN FRANCESCO DI ASSISI

Di San Giovanni Paolo II

 

0 San Francesco, stigmatizzato de La Verna, il mondo ha nostalgia di te quale icona di Gesù Crocifisso.

   Ha bisogno del tuo cuore aperto verso Dio e verso l'uomo, dei tuoi piedi scalzi e feriti, delle tue mani trafitte e imploranti.

    Ha nostalgia della tua debole voce, ma forte della potenza del Vangelo.

    Aiuta, Francesco, gli uomini d'oggi a riconoscere il male del peccato a cercarne la purificazione nella penitenza.

  Aiutali a liberarsi dalle stesse strutture di peccato, che opprimono l'odierna società.

   Ravviva nella coscienza dei governanti l'urgenza della pace nelle Nazioni e tra i Popoli.

  Trasfondi nei giovani la tua freschezza di vita, capace di contrastare le insidie delle molteplici culture di morte.

  Agli offesi da ogni genere di cattiveria comunica, Francesco, la gioia di saper perdonare.

   A tutti i crocifissi dalla sofferenza, dalla fame e dalla guerra  riapri le porte della speranza.

Amen.

CELEBRAZIONE DELLE STIMMATE DI SAN FRANCESCO

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